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Home Staging? Si, ma pagami!

andrea satta copyright 2020

Cosa non fare? Incazzarsi. Cosa non accettare? Che al tuo arrivo dal cliente ti ritrovi un’ambiente devastato da orde di famelici poltergeist o gnomi dispettosi. Non chiedo molto ma come professionista, il minimo, è un po’ di ordine e nei miei confronti, del rispetto. Se non è possibile sistemarlo, che lo si renda per lo meno accettabile. Come fotografo immobiliare, mettermi a fare anche l’home staging non mi aggrada perché in primo luogo NON sono pagato per questa funzione e mi porta via del tempo e il tempo, neanche farlo apposta, è denaro. Ovviamente è meglio rimboccarsi le maniche e sistemare alla belle meglio i locali, così da evitare post produzioni interminabili. Ciò non toglie la mancanza di riguardo. Già detesto questa parvenza di menefreghismo nei confronti del fotografo, suffragata dall’agente immobiliare che di sporcarsi le mani, non ci pensa neppure per l’anticamera del cervello. Vede il posto disordinato e poi va via con nonchalant, lasciandomi nel disordine. Non è la prima volta che alle mie rimostranze, mi sento dire: tu sai meglio di me cosa fare! SI! SO FARLO BENE, DANNATAMENTE BENE, MA NON SONO PAGATO PER FARLO e tu, volente o meno, mi aiuterai! Resti con me, ascolti cosa ti chiedo e poi lo fai, insieme per rendere il posto un luogo bello o confortevole. È il lavoro del fotografo che fa di suo il 60% del lavoro immobiliare e solo una manciata lo fa l’agente. Certamente, senza le sue abilità e la sua presenza, non si va da nessuna parte, ma il fotografo è colui che fa la vera differenza. Non sono chiamato da dozzine di agenzie immobiliari e dai privati perché gli rimetta a posto casa o l’ufficio. Pagami profumatamente e te la sistemo. Cosa che probabilmente farò, proponendomi col mio nuovo sito che dovrò sistemare quanto prima. (segue a pagina due)

Credete in voi stessi

Ciao a tutti. Oggi, mercoledì 3 giugno sembra una giornata di festa. Per strada ho incrociato un inaspettato traffico e molte persone per strada. La vita ricomincia e se pur con le dovute cautele, si riparte. Da ieri, all’ennesima video conferenza, mi sorge il sospetto se non sia il caso di acquistare una web camera. Non che quella disponibile via smartphone non vada bene, ma se usata per lavoro, mostrare ai clienti i miei lavori e un adeguato portfolio immediato, fa la sua porca differenza. Oggi è una strana giornata in cui si respira l’arrivo di un’estate altrettanto strana e non potrebbe che esserlo, vista la particolarità sociale che ci ha contraddistinto. Se gli USA bruciano per le loro contraddizioni e disuguaglianze, noi dobbiamo fare i conti con i nostri problemi e gli stop imposti dalla pandemia meno violenta della storia – se penso alle vittime che un secolo fa ha causato la spagnola, questa al confronto è poco meno di un raffreddore. Senza soffermarmi sulle troppe persone, veramente troppe, che ragionano in termini di complottismo invece di soffermarsi sul valore umano che avrebbe dovuto infondersi e sui perché sia essenziale se non vitale, riappropriarsi ad un rapporto con l’ambiente e la natura che ci circonda, mi rendo tristemente conto che ad alcune persone poco sembra avere insegnato questa esperienza. Anzi, li ha persino fatti peggiorare. Domenica, (continua a pagina due)

MERCANTI DI CAOS 1, BUON SENSO 0

Sapete, non so se ridere o piangere di questa situazione al limite dell’assurdo e a tratti ridicola del coronavirus. Sì, è un cazzo di virus, ma non è mortale. Al massimo chi lo deve realmente temere sono le persone già malate, con varie patologie o persone molto anziane. Per il resto il corpo umano, dopo un’iniziale smarrimento, individua il nemico e se proprio non è particolarmente violento, lo combatte senza grossi problemi. Ma nella sola giornata di oggi ho assistito ad almeno due fatti che dimostrano quanto a Milano siano perse emotivamente e in preda ad una follia irrazionale, causata principalmente da taluni giornalisti, commercianti di caos, che da settimane hanno fatto una manifesta disinformazione e di taluni esperti.