Ricordate quando qualche anno fa scrissi un post, seguito da altri sullo stesso tema, in cui accennavo all’esagerata esposizione nei programmi televisivi e cinematografici, di personaggi omosessuali, transessuali, caricaturali e via discorrendo? Fu un successo inaspettato poiché semplicemente davo vita nelle parole ad un sentimento generale in chi storceva il naso ad un evidente eccesso. Il mio era un pensiero critico che citava esempi lampanti di storture narrative, pur di inserirvi personaggi che nulla aggiungevano alla trama della fiction, ad altri costruiti con fine sensibilità.
EUROVISION 2022
Dopo la parziale visione all’Eurovision nell’odierna edizione italiana di Torino, mi sono detto che era decisamente meglio guardare o fare altro che perdere il mio tempo ad osservare lo scimiottamento di personaggi lesbo e che usavano il pretesto musicale solo per attirare l’attenzione come farebbe qualsiasi reginetta di un qualsiasi concorso di una qualsiasi città. Uno squallore regalatoci con le perle indigeste di un Malgioglio in vena di eccitazione sessuale così spudorata da darmi il volta stomaco. Zero analisi musicale. Zero critiche sugli aspetti artistici ma solo tanto desiderio di mettersi in mostra in una delle più orribili pagliacciate mai viste. Se poi diamo retta a certi giornalai della domenica che hanno “osannato” (ma come fai? Ma come acciderbolina fai?) quel tragico vuoto esistenziale che è Achille Lauro, con un brano cantato malissimo e senza contenuti (riascoltatelo e poi ponetelo affianco ad altri… che ne so io… ad i testi di Ligabue, di Vasco, dei Subsonica, i Tiromancino o altri, e ditemi se non ho ragione) ma solo in una provocazione fine a sé stessa. Per l’appunto, il vuoto.
Si doveva parlare di musica. MUSICA! E non doveva essere una parata a chi l’aveva più lunga. Uno squallore indicibile che dovrebbe porre i dirigenti ad un’analisi approfondita su cosa si voglia puntare. All’arte della sua espressione in musica o a fare i fighetti infischiandosene di testi e significati.
Una provocazione: si è parlato del bacio sulla guancia fra il presentatore nostrano Cattelan e il cantante israeliano Ben David. Sappiamo che la sua squalifica nulla aveva a che fare con questo gesto ed è stata ampiamente smentita. Ma sarò vecchio, però non avrei gradito un bacio o un’effusione da parte di un altro maschio se non richiesto. Vediamo di capirci. Se io bacio una donna o tocco una donna, non necessariamente nelle parti intime, e questa non pare gradirlo, posso essere incriminato per violenza sessuale. Una stortura che andrebbe rivista. Ma se lo fa un uomo ad un altro uomo, per non farsi passare da “omofobo” o “vecchio”, bisogna starsene zitti? Cattelan ha sbagliato, personalmente parlando, a non allontanarlo. Poco importano i fischi dei peones perché esistono limiti che se non richiesti, non vanno intrapresi.
LOVE, DEATH & ROBOTS
Ma il reale motivo di questo ritorno è stato un articolo sulla serie tv animata, targata Netflix, che citava, testuali parole “Il futuro di Love, Death & Robots continua a essere tremendamente eterosessuale.” Sic! Quando lo trovai citato su una pagina su FB dedicata agli amanti della fantascienza, restai basito. Pensavo ad una bufala. No no! C’è chi la concepita questa genialata. Una tristezza infinita a leggere una simile cosa e che costituisce la volontà di intromettere personaggi e sentimenti che non hanno da aggiungere nulla alle vicende narrate. Che poi, gli autori di questo articolo, citando Star Trek Discovery, fanno notare quanto vi siano state due relazioni omosessuali, confondendo pietosamente chi la spunta fra le due. Il rapporto fra Stamets e il dottor Culber è un rapporto difficile, a volte conflittuale ma vero, concreto. Può piacere o meno ma è sincero. Molto, molto, ma molto irritante e meno concreto è il rapporto non-binario (non sanno più che nomignoli appioppare a chi ha seri problemi identitari) fra Gray e Adira. Spesso i loro discorsi sono vacui, inutili e si affaticano ad essere simpatici quando al contrario, sono proprio i fans di Star Trek a bocciarli, non gradendoli (chi aveva scritto quel provocatorio articolo doveva fare meglio i compitini). Proprio perché infilati a forza nella struttura narrativa già ben consolidata in fase di scrittura avanzata, non funzionano. Non sono simpatici e quando si assentano, è un beneficio alla trama (al ché non la rende di valore).
Ora, che si arrivi a scrivere che la serie Love, Death & Robots sia troppo eterosessuale ha veramente dato fastidio a quasi tutti. La serie segue con ironia o nella morale del suo messaggio, un preciso compito pedagogico. Messaggi universali e che non fanno alcuna distinzione di religione, massa o sessualità. Eppure c’è chi non lo vede al punto da gettarla in caciara. I commenti su FB si sprecano e la maggior parte condannano apertamente contro questo tipo di critica vacua e insincera. Se io spendo i miei risparmi per vedere un certo prodotto, voglio sapere che cosa vado a vedere? Si e no! Esiste anche il piacere della scoperta. Perché posso sempre spegnere o valutare negativamente quel prodotto. Ma vogliamo arrivare ad etichettare serie tv e film con dei simboli per indicare la presenza di personaggi gay? Io spero di no, ma visto che Netflix pare ampiamente concentrata sull’inclusione a priori dei lgtbgrtscksxyzegirogirotondo, si sta prestando involontariamente ad un sentimento contro producente per chi lotta seriamente per i pari diritti. Le persone sono stanche di questa “inclusione” forzata. Basterebbe leggere i commenti, molte volte serie e ben articolate.
Che fare? A mio parere eliminare cliché e banalismi da checche, ma attraverso un’inclusione normale e mai forzata. Di episodi molto positivi se ne contano, altrettanto quanti negativi. Non è necessario forzare la mano. Se in una storia, non è necessaria una coppia gay, basta non inserirla. Se è utile alla trama, la si include attraverso uno studio dei personaggi. Non si gettano nella mischia per fare moda. Ci manca solo che diano del gay anche a Godzilla e King Kong e al ridicolo siamo già sistemati. Ditemi che ne pensate. Un saluto.