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Agent Carter, questa sconosciuta!

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Ditemi la verità, quanti di voi hanno seguito o sapevano dell’esistenza di questa serie tv tratta dai fumetti Marvel? Purtroppo questa bella, splendida serie tv non ha ricevuto il meritato seguito di pubblico che le spettava e forse vittima di un’inesistente campagna pubblicitaria (a quanto pare la ABC deve imparare ancora parecchio da Netflix in termini di immagine) dopo la seconda stagione, a causa del costante calo di telespettatori, è stata ufficialmente cancellata. Fatemelo dire… e che cazzo!

Trama: ambientato un anno dopo gli eventi del film di Capitan America – il primo vendicatore, mostra l’agente Peggy Carter che lavora, un po’ maltrattata in quanto donna, presso l’SSR (il futuro SH.I.E.L.D.) e che viene contattata da Howard Stark (il papà di mister Iron Man/Tont Stark) in quanto accusato di avere venduto alcune delle sue scoperte tecnologiche al nemico. Peggy viene assistita dal fido maggiordono di Stark, Edwin Jarvis (si, per chi l’avesse capito… è proprio lui!), lavorando in incognito in un mondo prettamente maschilista e che non ammette fra le sue fila una donna, per quanto capace.

Ambientata a New York nel 1946, la grande sorpresa di questa serie è nella sceneggiatura: ironica e molto divertente. Battute tutt’altro che banali con musiche d’epoca, niente mutanti (per lo meno nella prima stagione), supereroi o salti carpiati alla Matrix, acconciature, costumi, scenografie e fotografia pertinenti all’epoca. Insomma, una vera spy story avventurosa di 70 anni fa, ma con quel tocco di eleganza che ne fanno una serie tv coi fiocchi, ma sopratutto femminile, nonostante sia ambientata in un contesto lavorativo prettamente maschile. Peggy Carter sa essere un’autentica eroina, tenace e forte a dispetto delle acconciature e i tacchi a spillo.

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Ma sopratutto è simpaticissima. La scelta di tenere Hayley Atwell come protagonista, dopo averla vista nel film su Cap. America, è stata azzeccata. Bravissima, bella, energica senza mai cadere nello stereotipo del maschiaccio in gonnella. È una donna a tutto tondo. Ma anche le altre co-protagoniste non sono da meno, sia per bellezza che per fascino. Vedi la prima Vedova Nera, Bridget Regan/Dottie (che prediligo mora, piuttosto che bionda), o Wynn Everett/Madame Frost. Entrambe cattive, letali ma molto, molto seducenti. Non posso dimenticare l’ottimo maggiordomo Jarvis interpretato da un divertente e divertito James D’Arcy per finire con mister Stark in persona, un’istrionico e favoloso Dominic Cooper (già visto nell’horror grottesco Preacher).

Una cura nei dettagli non indifferente che ne fa un piccolo gioiello di alta qualità. Purtroppo se prodotti appena decenti come Luke Cage e Iron Fist continueranno, grazie al tam tam mediatico, l’agente Carter non ha ricevuto lo stesso trattamento e non potremmo più vederla in azione. Un vero peccato. Scopritela, ne vale la pena.

P.s.: proprio vado pazzo per le acconciature e la moda femminile di quell’epoca. Come mai? Perché queste sono VERE donne e non quelle di oggi che di femminilità e fascino non hanno neppure una briciola. Ne sposerei una purché si vesta e si acconci i capelli con quello stile – eccomi nella mia faccia da marpione bavoso. Se poi è come Dottie, le fantasie galoppano come un cavallo impazzito.

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Luke Cage vs Iron Fist e il motivo perché funzionano a metà.

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Anche se con un po’ di ritardo rieccomi a voi per narrarvi le mie ragioni che stanno a monte del titolo. Si, perché i due titoli targati Netflix e provenienti dal panorama Marvel, personaggi a dire il vero di serie B rispetto ai più noti Iron Man, Capitan America, L’uomo ragno, gli X-Men sono quanto meno sconosciuti ai più e persino io che da ragazzino ho apprezzato i più svariati generi fumettistici, m’inchino difronte al vuoto generato da questi due nomi.

Ma va beh, può capitare.  Del resto pure io conoscevo il Doctor Strange, i Fantastici Quattro e Iron Man, ma non li apprezzavo e quindi li snobbavo. Netflix, dopo l’epico exploit con Daredevil e Jessica Jones, due serie incredibilmente ben fatte, si è arenata con i personaggi sopra citati. Come mai? Sono così brutte? No, assolutamente. Andiamo dunque con ordine. Luke Cage, già visto in Jessica Jones è pressoché invincibile, mentre Iron Fist è figlio del mito di Bruce Lee con l’aggiunta alle arti marziali di un pugno distruttore. In entrambi i casi la serie cerca di svilupparne la nascita e il loro sviluppo in un ambiente, quello urbano, complesso e malato. Padroni di grandi poteri e molte responsabilità, non si incontreranno se non tramite agganci secondari che li porterà inevitabilmente a lavorare insieme nella serie The Defenders che farà il suo debutto ad agosto.

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Non sono male ed in entrambi i casi l’apporto recitativo è di altissimo livello, ma il problema è che delle serie di supereroi, quindi con dei super poteri, queste sono messe spesso e mal volentieri in secondo piano rispetto alle traversie cui devono far fronte nella loro lotta contro la criminalità. Ciò che mi ha colpito è quanto gli sceneggiatori si siano scervellati per rendere realistico il sottobosco criminale piuttosto che liberare la fantasia alle loro abilità: ci si domanda se non siano più Giustizieri della notte che non supereroi e questo ne risente. Si percepisce che c’è qualcosa che non va.

Se in Marvel Agents of S.H.I.E.L.D. l’apporto ai super poteri è equilibrato e massiccio, non dico che in LC e IF manchi, però, caspiterina, li sfruttano col contagocce. Di contro è che nello Shield si esagera con le storie, spesso stralunate e palesemente tirate per i capelli, mentre in LC e in IF la trama è più equilibrata. Dunque meno avventurose e più introspettive: ed ecco dove si trova il loro limite, o per alcuni il loro pregio. Sono due serie tv belle, ma che non bucano, non rapiscono lo spettatore e cosa ben peggiore, non ci fanno dire: aspetto con impazienza la loro seconda stagione. Al contrario mi viene da dire: ma anche che no, grazie!

E poi veniamo agli attori. In Iron Fist almeno due sono da mettere su un piedistallo per grandezza e partecipazione emotiva: il padre e il figlio di casa Meachum, interpretati da Tom Pelpherey e da un gigantesco David Wenham. In Luke Cage, credo che Mehershala Alì, già apprezzatissimo in House of Cards non abbia bisogno di ulteriori elogi alle sue abilità. Tutti dei veri cattivi, di quelli autentici che quando li incontri non ti salta neppure per l’anticamera del cervello di fare il fighetto. Abbassi la testa in segno di rispetto se non vuoi trovartela in un vassoio d’argento.

Certo che c’è ne vuole per arrivare al livello di bravura del Vincent D’Onofrio/Kingpin in Daredevil, personaggio monumentale, complesso e iconico.

Vanno dunque, a mio parere, prese un po’ per le molle senza doversi aspettare cose sbalorditive in linea con gli X-Men. Si lasciano vedere con piacere e già questo è lodevole. Ora è il tempo dei cazzotti ragazzi! O c’è bisogno di Bud Spencer per mandarvela a dire?