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AI WAR, il diritto d’autore sull’arte generata dall’intelligenza artificiale

Potrebbe essere il titolo perfetto per un film distopico o di fantascienza, eppure l’avanzamento della tecnologia quantistica da una parte e le sempre più forti interazioni con la macchina, stanno generando un dibattito acceso e a tratti costruttivo perché impone e ci impone ad una riflessione seria sui mutamenti di questa nuova rivoluzione. Un cambiamento così sovversivo da generare prese di posizioni molto nette. Hollywood per esempio si è parzialmente genuflessa a sua maestà Netflix, lasciandosi condizionare invece di combatterla per riportare gli spettatori al cinema. Netflix, Amazon Prime, Disney + e le altre piattaforme in streaming hanno rivoluzionato il mainstream d’intrattenimento, con molti benefici, ma anche molti problemi: volete metterci la bellezza di un film sul grande schermo piuttosto che a casa?

Con l’intelligenza artificiale stiamo giungendo ad un nuovo rinascimento (e mi ricollego in modo negativo al declino umano difronte all’avanzata delle macchine in Animatrix). Lasciando perdere le fantasie, una verità alla nostra portata è che sempre più illustratori, grandi artisti e registi di fama mondiale come Gulliermo del Toro o il maestro Miyazaki si sono detti inorriditi, affermando che: “L’animazione creata dall’IA è un insulto alla vita“. Così ha chiosato Miyazaki, ripetuta successivamente da Del Toro. Nel precedente post, mi sono posto degli interrogativi sul suo fine ultimo, in primis al fine di ragionarci sopra e per intercettare quelle che sono le idee delle persone o degli amici in proposito. Se pur accennati, la questione che sta emergendo in modo preponderante in queste settimane è la seguente: a te, sviluppatore di AI art, chi ti ha dato l’autorizzazione per usare i miei lavori e renderli disponibili con modifiche più o meno evidenti? In poche parole, io non ti ho concesso l’autorizzazione, perciò, o mi paghi una commissione o la smetti di plagiarmi o ti faccio causa.

Vediamo dunque come stanno reagendo vari siti a questa rivolta. Partiamo con Pixiv, il sito online giapponese, che mette a disposizione uno spazio per i propri lavori. È notizia recente la sua decisione di inserire un tag al fine di individuare o filtrare proprio questi lavori a dispetto di quelli tradizionali. Vi ricordate di NovelAI? Ma sì, ve ne ho parlato proprio la volta scorsa! Saprete che fornisce una pagina per la creazione di immagini dallo stile manga. Ebbene sto apprendendo che sommersa dalle polemiche, NovelAI potrebbe eliminarlo a breve (al momento che revisiono il testo, gennaio 2023, non mi pare sia stato eliminato). Motivo delle sfuriate? Semplice, l’AI prende i lavori fatto dai veri disegnatori/illustratori e li riadatta per i nuovi utenti. Il risultato è stata una sequela di accuse per plagio. Anche per un altro programma citato nei miei precedenti post come Dall-E, sono giunti alla scelta di eliminare la modalità manga. Però se entro in Wonder, l’opzione per la generazione di illustrazioni anime, è ancora disponibile. Insomma, da questo gran polverone, i giapponesi sono in prima linea per non vedersi sottratto il dominio incontrastato nel mercato dei fumetti. Proprio perché, come accennai precedentemente, queste applicazioni sono così straordinarie che possono generare, tavola dopo tavola, un vero fumetto: questo senza saper minimamente disegnare.

E qui entriamo nella questione dei diritti d’autore. Come per le criptovalute, non ci sono regole esplicite che limitano l’operato di alcuni soggetti. I giapponesi ci tengono alla propria etica artistica e preferiscono seguire un fumetto creato dalla fantasia di un artista, piuttosto che da una macchina. Penso che a breve, scenderanno in campo anche gli illustratori americani delle due più famose catene comics come la Marvel e la DC (ma credo che la Disney non starà a guardare) per evitare che si creino appropriazioni indebite e violazioni del copyright del proprio lavoro. Era una questione postami proprio durante la stesura sull’intelligenza artificiale fra gli scrittori e cioè dove ci si pone eticamente e quanto sia lecito usare in toto un’intelligenza artificiale per svolgere un proprio lavoro. La soluzione resta quella in un uso appropriato e consapevole, usando le AI writer come ChatGPT per richiedere una riscrittura del proprio lavoro, giusto per individuare errori di sintassi e renderlo più fluente, ma non si può fare un copia e incolla indiscriminato. Le AI writer hanno un limite evidente: non fanno altro che adattare o copiare scritti o testi esistenti fra quelli forniti dal team di sviluppatori. È perciò ovvio se sia una buona idea realizzare un libro interamente da una AI, visto che l’accusa di plagio è dietro l’angolo. Oltre al fatto che sono privi di uno stile; abilità ancora ad appannaggio dell’essere umano.

E’ notizia recentissima che il professore della Furman University negli Stati Uniti, ha reso noto di avere beccato uno studente, reo di avergli presentato un compito redatto dall’intelligenza artificiale. E la notizia ha fatto eco anche da altri professori, che hanno mostrato i lavori dei loro studenti presi con le mani in tasca. Come hanno fatto a scoprirlo? Dai, fate attenzione! Alla fine del capitolo ve lo scritto! NON HANNO STILE!!! Sono anonimi. Persino quando per un esperimento ho chiesto a ChatGpt di crearmi una storia nello stile di Edgar Allan Poe, è stato bravo, ma non eccelso. Insomma, si vedeva che era taroccato.

Poi per i professori è pure facile prenderli in flagrante: basterà chiedere agli studenti di sviluppare a parole il tema affrontato nello scritto. Se non sanno cosa rispondere o si aggrappano sugli specchi dell’immaginazione basterà ricordarsi che “quando hai escluso l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, è la verità”. Il problema nello scritto, così come per le illustrazioni e fra poco nei filmati video (perché lo stanno sviluppando e molto presto sarà a disposizione di tutti) è la difficoltà nel dimostrare che quella non è farina del mio sacco, della mia arte nuda e cruda. Se una persona sa scrivere, diventa pressoché impossibile scoprire l’aiutino. Nell’illustrazione se una persona diventa nota per i suoi lavori e poi deve autografarli con uno schizzo e non va oltre ad uno scarabocchio infantile, scatteranno i segnali d’allarme… Anzi, suonerà l’allarme con la voce di Mother a ricordarci che l’autodistruzione è prossima ad avverarsi.

Da queste premesse la guerra legale per i diritti d’autore è appena agli inizi. Anche perché mister Del Toro ha sbagliato quando affermare che “…L’IA può interpolare delle informazioni, ma non può disegnare. Non riesce a catturare l’espressione di un volto umano“. Probabilmente non ha visto certi lavori su Midjourney. Persino io sono riuscito ad estrapolare alcune emozioni dai personaggi da me generati: emozioni che partono dalla gioia alla rabbia o lo stupore. In questo caso penso che non sappia ciò di cui parla. Non che sia sbagliato, ma per questo specifico caso è facile indicargli l’errore.

Dunque, a mio modesto parere, ChatGpt va usata con parsimonia ed intelligenza. Fare un copia incolla integrale è non sono svilente, ma pericoloso. Se l’autore originale scopre che gli hai rubato interi capitoli di un suo scritto, sono cazzi amari. Per il disegno beh… lo dirò chiaramente: ho qualche perplessità su alcune mie creazioni. Cioè, sono sì molto belle, ma ho la vaga sensazione di averle già viste da qualche parte. Un dejà vu rischioso se dovessi pubblicarle senza accertarmi che non sia stato arraffato da una foto o un disegno di un altro artista. Che fare? Per ora le conservo e forse le stamperò per incorniciarle in casa mia visto quanto sono belle, riservandomi il tempo necessario per capirne la paternità. Guardate, c’è poco da scherzare. Se ad un manager di una grande azienda come può esserlo la Disney, si sveglia per il verso sbagliato, questo fa terra bruciata di tutto e tutti.

La strada dunque è tracciata ma è al momento molto incidentata e piena di buche e trappole. Penso che nei prossimi mesi o anni, si apriranno dei contenziosi e da esse si svilupperanno regole e leggi ad hoc per la tutela del diritto d’autore anche a fronte del lavoro personale (anche se sorprendentemente noi italiani nel lontano 1941 abbiamo creato una delle migliori leggi a tutela del diritto d’autore esistenti al mondo, consultabile alla legge n. 633 del 22 aprile 1941, cioè in pieno fascismo). Se poi da uno spunto sia narrativo che illustrato, apportiamo delle modifiche, chi mai può insinuare che quello non sia un nostro lavoro? Ogni immagine caricata su questo articolo è stata elaborato, scelto ed infine modificato partendo da questo mio spunto: l‘intelligenza artificiale si reca in un tribunale umano per far valere il suo diritto alla proprietà intellettuale dei suoi lavori. Le prime due immagini sono perciò “assemblate” seguendo i miei gusti personali. Non è dunque arte? Certo, spetta a voi indicarmi se sono arte e se effettivamente la mia idea è giunta a destinazione e non è certo un caso se vi ho inserito il mio nome nelle illustrazioni… Vi do’ una dritta: l’arte è comunicazione. Se vi foste mai chiesti, che cos’è l’arte?, riducendolo alla sua essenza, arrivereste a questa conclusione. L’arte è tale se riesce a comunicarvi qualcosa. Potete detestarla o amarla. Ad ogni modo vi ha lasciato emotivamente qualcosa che voi ritenete utile. Se al contrario, un libro non vi ha rapito, vi siete addormentati durante un film, avete osservato di sfuggita una fotografia o un quadro, se un video vi ha annoiato senza trasmettervi qualcosa di concreto e proficuo, quella non è arte e per definizione, è solo ciarpame (tipo certe foto patinate dei cataloghi di moda, tutte anonime, tutte brutte, tutte apatiche. Persino io saprei fare di meglio). Potrei mostrarvi delle sostanziali modifiche a fotografie di altri autori, ricombinate per generare qualcosa di nuovo ma del resto nel campo della fotografia, il fotoritocco esiste sin dalla sua nascita. Non è un’oscenità questa affermazione ma una marcata constatazione se si conoscesse la storia della fotografia.

È dall’estate del 2022 che si parla animatamente di quanto stia impattando l’intelligenza artificiale nel mondo dell’arte in generale e lo scontro si fa sempre più acceso. L’intelligenza artificiale dovrebbe essere usata con sagacia, ma per l’ignorante che vuol farsi passare per saggio, questa nuova frontiera è un insperato lasciapassare per una presunta vita migliore (sarà poi la vita stessa a bastonarli con la malvagità di cui è maestra). Come sempre, spetta a noi scoprirne i limiti. Ma al momento, l’anarchia è libera di agire. E forse questa, non è arte?

Video: le regole per esperti esigenti

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Il video è nato da un mix di sentimenti che mi oppongono a chi vuole fare il saggio a tutti i costi su internet, sbandierando la loro supponenza a volte con una cattiva dose di arroganza Continua a leggere Video: le regole per esperti esigenti